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Writer's pictureIlaria Tavilla

Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano


Ed eccomi qui, scrittrice in erba, a presentare agli appassionati lettori di questa newsletter una mostra che rappresenta un affascinante viaggio nel passato tra mito, tradizione e superstizione, e che ho visitato nella mia città natale, Reggio Calabria.


Tuttavia, questo viaggio non ha inizio nella punta dello Stivale, bensì a San Casciano dei Bagni, in Toscana, dove nel 2022 è stata fatta una scoperta sensazionale, frutto di certosino lavoro tra acque termali e fanghi. Parlo del più grande rinvenimento di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo, subito dopo la scoperta dei “Bronzi di Riace”. Questo tesoro è di inestimabile valore per tutte le tradizioni, i riti, i rituali, la sapienza, la conoscenza e le credenze etrusco-romane che porta con sé.



La mostra, intitolata “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, è allestita presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria, che ospita i celebri Bronzi di Riace, e rimarrà aperta fino al 12 gennaio 2025. L’esposizione comprende oltre venti statue e statuette che raffigurano delle divinità ma anche dei devoti, insieme a centinaia di monete in bronzo ed ex-voto anatomici. Questi reperti narrano una storia di devozione, di culti e riti, ospitati in un luogo sacro dove l’acqua termale veniva utilizzata anche a fini terapeutici.


San Casciano dei Bagni è storicamente un sito noto per le sue sorgenti di acqua termale e si pensa che in età antica la fonte di acqua termale del Bagno Grande fosse dedicata a diverse divinità, tra cui Igea, Apollo, Fortuna Primigenia, e anche Iside, tutte collegate ad aspetti della salute. La maggior parte degli ex-voto rinvenuti, ancora in fase di studio, sono considerati doni offerti agli Dei in segno di gratitudine per guarigioni avvenute. L’ottimo stato di conservazione delle statue è probabilmente dovuto al fatto che siano state seppellite con attenzione, poiché il bagno era stato colpito da un fulmine e, secondo il principio dell’ars fulguratoria (l’arte di interpretare i fulmini), di tradizione etrusca, ciò che all’interno di un tempio o di un santuario veniva colpito da un fulmine doveva essere sepolto sul luogo stesso del prodigio e il fulmine stesso doveva essere “sepolto”…



La mostra segue le tappe della scoperta e della storia di questo luogo sacro, offrendo un’esperienza coinvolgente per i visitatori. All’ingresso, un video informativo presenta immagini e testimonianze del curatore degli scavi e degli archeologi che hanno riportato alla luce ciò che era stato sepolto per volere divino.


Attraverso le varie stanze dedicate all’esposizione, si sviluppa l’esperienza dell’archeologo, un viaggio in ambienti bui illuminati solo da citazioni di vari scrittori di epoca romana, alla scoperta della pratica della sepoltura dei luogi colpiti dall’ira degli Dei.



Si passa quindi ad uno spazio dedicato alla folgore, il fulmine sepolto di cui sopra, rinvenuto nello strato superficiale del bagno e che potrebbe appunto rappresentare un fulgur conditum (il rito del fulmine sepolto). Continuando, si arriva alla sala principale dove si possono ammirare diverse opere, tra cui una statua in bronzo raffigurante una figura femminile con le mani aperte in preghiera, avvolta in un mantello. Vi è anche la base di un donario in travertino, decorata con un’iscrizione bilingue, in etrusco e in latino.



La statua che però mi ha più colpita è quella di un corpo esile e fragile, che esprime un senso di implorazione, probabilmente di un devoto e in netto contrasto con i possenti guerrieri bronzei al piano di sotto del museo o con le statue delle divinità a cui siamo abituati. E ancora, si possono ammirare riproduzioni di neonati in fasce, di donne e di organi, che sorprendono per la cura dei dettagli e la conoscenza dell’anatomia. Queste opere, oltre a meravigliare, suscitano una profonda sensazione di pena, sofferenza e compassione per quelle vite malate che avevano riposto la loro sorte nel volere delle divinità.



Intorno al visitatore, le pareti blu simboleggiano l’acqua purificatrice, in sintonia con l’intento dei frequentatori dei bagni di affidarsi alle divinità attraverso le acque termali, note per le loro proprietà benefiche e curative, per alleviare le proprie sofferenze. Una pratica che sembra non essersi mai interrotta, a San Casciano dei Bagni come in altri luoghi termali, nonostante la folgore divina.


Insomma, una mostra che non lascia indifferenti, per il suo valore storico-culturale ma anche emozionale!

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