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Qui ... Caserta. Uno straordinario presepe vivente tutto da vivere

Writer's picture: Silvana D'IntinoSilvana D'Intino

Updated: 3 days ago

Sembra un gioco di parole, ma è quella parola lì che fa la differenza con il comune concetto di Presepe Vivente. A partire da quella prima intuizione di San Francesco (il Santo Patrono d’Italia) a Greccio, in Umbria, è questa una forma di rappresentazione che nei secoli si  è diffusa in tutta Italia ed è costituita appunto da persone che incarnano i personaggi chiave di ciò che nella tradizione cristiana è accaduto quella notte, in quella grotta. La scena quindi prevede la Sacra Famiglia (in culla o in braccio un bambolotto, a volte un bambino vero!), i pastori, qualche angelo e al massimo i Re Magi. L’ambiente è una capanna con una stella sopra. Sono tutti fermi al loro posto e noi siamo lì per contemplarli, come è giusto che sia davanti ad un evento di così grande portata che lascia senza parole. È la sintesi del mistero del Natale.


Ma se invece lo scenario si allargasse, come nel presepe tradizionale fatto di statuette e cartapesta? Allora entreremmo in un mondo di simboli e significati che ci parlano non solo di ciò che è accaduto a Betlemme, ma della vita. Questo è il presepe: fede, storia, tradizione, folklore... un condensato di divinità e umanità, un racconto straordinario. Una sintesi di questo si puo leggere nella Reading comprehension di dicembre sul nostro Blog, dedicata appunto al Presepe, che ben spiega come questa sia una rappresentazione dove ogni figurina ha un senso (la vecchia che fila simboleggia il tempo che passa in attesa della nascita di Gesù, la Madonna stessa tesseva quando l’angelo Gabriele venne a portarle l’annuncio, ecc.).


“Fare il presepe” è un’attività che nel tempo è diventata un'arte, non solo familiare ma che dà vita ad uno specifico settore di artigianato, producendo capolavori in cui l’abilità napoletana è divenuta maestra . Il Presepe napoletano del ‘700 nasce proprio con i Borbone; nella Reggia di Caserta è custodito il Presepe Reale, mentre quelli domestici si custodiscono e tramandano di padre in figlio per generazioni.


Qui a Caserta la passione nel fare il presepe è andata ben oltre ed ha assunto un significato e una dimensione over size che tende a crescere coinvolgendo sempre più persone. Siamo in un territorio ricco di storia, dove le persone esprimono consapevolezza della loro identità custodendo le tradizioni; caratteristica tutta italiana che con questo Presepe Vivente esce di nuovo dall'intimità delle mura domestiche per produrre una meraviglia collettiva di proporzioni straordinarie.


Immaginate di fare un viaggio nel tempo nel Regno di Re Ferdinando IV e della sua “Ferdinandopoli”, cioè in tutto quell’indotto da lui voluto che prese vita intorno alla Reggia e di cui viveva la popolazione. Qui realizzò nel Real Sito di San Leucio quello che possiamo definire il comparto industriale del suo regno, per essere autonomi nella produzione della seta partendo dall’allevamento del baco fino alla lavorazione più raffinata. La seta di San Leucio fu molto apprezzata nelle corti nobiliari europee di quell’epoca ed è famosa ancora oggi in tutto il mondo, trovandosi negli arredi di dimore prestigiose, così come a Buckingham Palace e alla Casa Bianca.


Sete, broccati e frange, rifiniture per la tappezzeria di arredamento, sono ancora oggi prodotti secondo i modelli originari e si vendono nell’antico borgo. il Museo della Seta con gli antichi macchinari è visitabile nel Real Sito del Belvedere di San Leucio da cui si gode quel“bello vedere” su tutta la valle, che scelse Re Ferdinando per la sua residenza (https://www.belvederedisanleucio.it/).



La concezione della Real Colonia di San Leucio, con le case per le famiglie degli operai e la sua organizzazione imprenditoriale, fu frutto della visione illuminata del Re che vi realizzò un modello di welfare, come diremmo oggi, e di emancipazione lavorativa delle donne, avveniristico per quei tempi. Nelle case operaie della Real Colonia di San Leucio c’era sempre un piccolo telaio a pedale, così che le donne anche in gravidanza potessero restare al passo, ma in tutta comodità e serenità, senza che la produzione ne risentisse.


Tornando quindi al Presepe Vivente, per rappresentare tutto quel mondo ci vorrebbero molti più figuranti (cosí si chiamano i personaggi quando sono persone in carne ed ossa) e poi l’ambiente da ricostruire con tutte le botteghe, le taverne, i vari mestieri che servivano per vivere... in linguaggio cinematografico potremmo definirlo un Colossal! E se quei figuranti non fossero attori ma proprio i discendenti che di mano in mano hanno ricevuto la conoscenza dai loro padri e gli strumenti di ogni singola produzione? Ecco che tutto questo assume un valore immenso perche affonda nelle radici e le consolida, diventa un viaggio nel tempo tutto da vivere e rivivere nella comprensione dei significati perduti, un'esperienza immersiva per chi entra nel percorso guidato in cui il presepe si svolge. Non solo vivente... ma animato e coinvolgente, dove i figuranti interagiscono tra loro e con il visitatore. Accade quindi di dialogare con un giovane ubriaco irriverente, con un mendicante che piatisce l’elemosina lamentandosi che “fanno tutti finta di dargliela” (come lui fa finta di mendicare!), con il gobbo che promette la fortuna se gli tocchi la schiena, fino ad assistere alla spettacolare sceneggiata delle giovani lavandaie che litigano e un corteggiatore che rimedia un sonoro schiaffo (a ripetizione in tutte le repliche che si susseguono!)



Sono passata dal condizionale al presente perché tutto questo a Caserta diventa realtà, con la trasposizione del presepe Napoletano del ‘700 in una avventura scenografica autentica. L’ambiente  è quello originario della Vaccheria, all’epoca villaggio di pastori, ove il Re fece costruire i locali per l’allevamento di vacche sarde. Questa era la zona in cui aveva la sua dimora di campagna (non reggia, ma nemmeno casina... bensì opera dell’Arch. Collecini, della squadra del Vanvitelli!), un luogo di pace nella natura da cui raggiungeva la cappellina dedicata a San Leucio.


In questi antichi luoghi, grazie alla Pro Loco dell’Antico Borgo di Vaccheria e di moltissimi volontari (https://www.prolocovaccheria.it/la-vaccheria.html), prende vita da 26 anni, ogni anno a dicembre, un percorso guidato di 1 km, a volte 2, alimentato da circa 40 settori e da 150 figuranti, a volte finanche 240 (i numeri variano ogni anno in funzione della disponibilità dei volontari e di nuove idee), attraverso le vie del borgo della Vaccheria e il bosco adiacente, lungo il quale vengono ricreate scene, ambienti e visioni bibliche legate alla natività, ma soprattutto una grande varietà di mestieri, alcuni definitivamente scomparsi come l’acconciapiatti e l’acconciabambole, che riparavano i piatti di ceramica e le bambole di porcellana – ricordate quella che stava“per bellezza”al centro del letto della nonna? –, l’ammaccasale che frantumava il sale grosso in sale fino... era un mestiere anche quello, o lo scrivano che aiutava le persone ignoranti a scrivere, proprio come gli scribi ai tempi di Gesù. 

Un interessante approfondimento  è nel documento allegato “Antichi mestieri”, della Pro Loco di Vaccheria promotrice del progetto per introdurre nelle scuole la conoscenza storica delle tradizioni.



Una rievocazione di particolare rilievo, ove passato e presente si ricongiungono, è incarnata dalle tessitrici di frange e passamaneria per rifinire poltrone, divani e le celeberrime coperte in seta del “primo letto“ (era molto importante avere il corredo, quando le donne non potevano avere né un’istruzione né un lavoro come gli uomini).



L’ulteriore eccezionalità di questa accurata ricostruzione animata è che i figuranti non stanno in posa, ma lavorano realmente e producono! Oggetti, arte, cibo secondo le autentiche antiche procedure ove persino il lievito naturale per fare il pane, criscito o madre, si riproduceva gelosamente e addirittura era tramandato per testamento di padre in figlio.

Qui si può riscoprire ed assaggiare tutto, nelle botteghe artigianali ricostruite lungo il percorso o nelle case lungo le vie del borgo, dove tra musicanti, balli e bancarelle si entra nel vivo nella tradizione popolare.



Anche noi visitatori ci riconosciamo in quegli usi e costumi che abbiamo vissuto in casa delle nonne, e vivere questo scenario, specialmente tornando qui dall’estero, significa abbracciare le nostre radici. Entrare in questo presepe significa farne parte anche noi. Me ne rendo conto nell’atmosfera quieta e umida della sera, seguendo il percorso che attraversa il bosco: senza accorgercene siamo tutti in processione andando o tornando dalla stalla... forse come quei pastori in quella notte stellata in cui è nato quel bimbo a portare la pace.



Nel silenzio interiore che si è creato, esco... e in quel momento sento che è veramente Natale. Tommaso da Celano, biografo di San Francesco, di quel 25 dicembre del 1223 a Greccio narra questo:"dopo quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia" (cfr. Vita prima, cap. XXX, 86, 479 – Vita di San Francesco).



Concludo con un doveroso e sentito ringraziamento alle meravigliose persone della Pro Loco Antico Borgo di Vaccheria, che con la loro passione realizzano ogni anno tutto questo e hanno dato sostanza a questo mio racconto fornendomi tutto il materiale storico sull’evento.

Caserta merita un viaggio, specialmente a Natale. Scrivendo a questo indirizzo, troverete tutta l’assistenza di appassionati autentici italiani che custodiscono tradizioni e radici:

 

Per vedere e saperne di più:


Rai International - “Casa Italia” - Intervista al Direttore artistico del Presepe Vivente di Vaccheria (Il Presepe Vivente di Caserta è al minuto 14) https://www.raiplay.it/video/2023/12/Casa-Italia-del-22122023-bb8b655a-59ed-4c24-bc09-3e72eff73b9c.html


Radio Caserta Tv - Intervista al Presidente della Pro Loco Antico Borgo di Vaccheria


Radio Caserta Tv - intervista ai Figuranti del Presepe Vivente di Vaccheria https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=930831075817656&id=100066723166748&rdid=bk0U6s0u3UO3TOPm#




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